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martedì 23 agosto 2011

Capitolo 18 - Memorie perdute


18 Ottobre 1865

Non è a cuor leggero che mi accingo a scrivere un breve resoconto degli eventi a cui ho assistito in gioventù.
Se avessi una possibilità di scelta, dimenticherei tutto. Avrei già dimenticato tutto da tempo. Ma le circostanze che mi hanno portato ad essere, per quanto mi sia concesso di sapere, l'unico testimone di ciò che ha dato origine alla maledizione di Villa Gatto-Borghi mi costringono, mio malgrado, a vestire i panni di cronista.

Quando fui preso come maggiordomo dai Conti Borghi, nei primi anni '10, avevo poco più di vent'anni.
Assieme al vecchio vedovo Cosimo Borghi, vivevano il figlio Lorenzo e la di lui moglie, Caterina.
Lorenzo, a quell'epoca trentacinquenne, a differenza del padre, che aveva acquisito un patrimonio ragguardevole attraverso una lunga carriera militare, aveva avuto l'opportunità di condurre una vita molto più agiata e per molti versi spensierata. Non era bello, ma l'educazione, la galanteria e la sua grande cultura lo rendevano senza dubbio un uomo affascinante. Non c'è da meravigliarsi se Caterina, una donna graziosa e minuta, la cui nobiltà si palesava più nei modi gentili ed educati che nel retaggio paterno, ne rimase ammaliata.

Ma la felicità è un bene illusorio. Dopo un paio di anni, il vecchio Cosimo morì serenamente nel sonno, ed era alle porte anche l'evento che cambiò per sempre la vita del povero Lorenzo, gettandolo in una disperazione da cui non l'ho mai visto riprendersi del tutto.
Era il 1815 quando Caterina morì di parto, portando con sé anche il nascituro.
Chi può biasimare il mio Conte Lorenzo se non seppe riprendersi da una simile tragedia?
Per quanto mi fu possibile cercai di essergli di qualche aiuto, ma si chiuse come mai l'avevo visto fare prima di quel momento, e finì col trascorrere la quasi totalità del suo tempo all'interno della ricchissima biblioteca della Villa.

In quel periodo stava iniziando ad diffondersi in tutta Europa l'aura misteriosa dell'Egitto dei faraoni. All'epoca non si sapeva praticamente nulla di questa antica civiltà, poiché i loro geroglifici, custodi di tutti loro più terribili segreti, sarebbero stati interpretati solo qualche anno più tardi.
Il mio padrone, come molti altri uomini di lettere del tempo, finì con l'interessarsi all'egittologia. Io stesso ebbi mano in questo suo rinnovato amore per la storia, sperando che potesse servire a distoglierlo dalle sue sventure. Ancora me ne pento, ed i sensi di colpa talvolta tornano a tormentarmi, ma a quel tempo come potevo prevedere tutte le conseguenze? Nessuno avrebbe potuto farlo.

Comunque, inizialmente sembrava funzionare. Lorenzo si appassionò in particolar modo alle avventure di un esploratore le cui origini non erano troppo lontane dai luoghi che chiamavamo casa.
Si chiamava Giovanni Battista Belzoni, un uomo gigantesco il cui nome era diventato leggenda molto prima che venisse associato all'archeologia. Mi piacerebbe parlare di più di questo viaggiatore, circense, ingegnere ed egittologo, ma conviene che mi attenga alla storia di Lorenzo.
Lentamente lo vidi rifiorire, e quando annunciò di volersi unire ad una delle spedizioni del Belzoni fui sollevato, nonostante il gravoso impegno economico che questo avrebbe comportato.
Era il 1817 se non ricordo male, ed al ritorno dall'Egitto il mio sventurato padrone pareva avere finalmente riacquistato la sua serenità. Era entusiasta di tutte le meraviglie che mi raccontava di avere visto, e non fui sorpreso di apprendere che si sarebbe unito al Belzoni, con cui aveva ormai stretto amicizia, anche l'anno seguente.
Da questo secondo viaggio riportò alla villa numerose statuette, amuleti e oggetti di culto. Questa volta mi raccontò poco delle sue esperienze, ed io non riuscii ad accorgermi del pericolo che ci attendeva.
Ma mi fu chiaro ben presto che per lui l'interesse si stava spostando dal piano culturale a quello più strettamente personale. Negli anni che seguirono quell'antica religione divenne per lui una vera e propria ossessione; il suo patrimonio divenne un serbatoio al quale attingere per accumulare antichità e procurarsi ogni possibile testo riguardante quel popolo.
Spesso aveva sonni inquieti, parlava ed urlava nel sonno. L'unica cosa che ricordo chiaramente a distanza di tutti questi anni è che chiamava frequentemente il nome di Caterina.

Nel 1822 uno studioso francese, tale Champollion, era riuscito a trovare il modo di decifrare i geroglifici; Lorenzo, che non attendeva altro, impiegò pochissimo tempo ad organizzare un nuovo viaggio e per farlo dilapidò quasi completamente le sue fortune: vendette terreni e tutto ciò che non gli era strettamente necessario, ed io rimasi l'unico membro della servitù.
Fu il ritorno più oscuro e silenzioso, ed il mio padrone iniziò a spaventarmi seriamente. Fra le altre cose, aveva riportato una cassa sigillata che non volle aprire se non dopo averla portata nello scantinato; lo aiutai, e quando fu scoperchiata mi si rivelò un manufatto in pietra nerissima, a forma di quella strana croce ad occhiello che gli antichi egizi rappresentavano spesso. Il suo aspetto era alquanto bizzarro: la sua superficie era simile a quella di una candela mezza consumata, sembrava che la pietra fosse fusa, liquida, ma al tatto era freddissima. Mi inquietò, e non la volli più vedere.

Lorenzo allestì un laboratorio nelle cantine, e passò gli anni seguenti a condurre ricerche ed esperimenti. Furono tutti infruttuosi, o questo è quello che pareva a quel tempo. Nel 1825, in preda alla disperazione, vendette la villa alla famiglia Verzeni e partì per l'ultimo suo viaggio. Non mi rivelò nulla, e non lo vidi mai più.
Me ne andai anche io, non volli rimanere in quel luogo che mi spaventava sempre più.

Le orribili vicende dei Verzeni alla Villa Gatto-Borghi sono note, e non mi ci dilungherò.
Ma non posso fare a meno di notare i punti di contatto fra la tragedia personale del mio padrone, la sua ossessione verso i miti di resurrezione di Osiride, il dio rappresentato sempre in verde, smembrato e riportato in vita con rituali magici, l'idolo senza alcun dubbio malvagio che si cela sotto la Villa e l'infestazione di muffe verdastre che l'ha colpita nei tempi recenti.
Mi sono convinto che Lorenzo avesse la disperata intenzione di riportare in vita Caterina con ogni mezzo e non riesco a togliermi dalla testa che i suoi esperimenti, nonostante non abbiano prodotto i risultati sperati, abbiano comunque avuto gravi conseguenze.

Questo è ciò di cui sono stato testimone.
Non so se è una scelta saggia rivelare questi segreti, ma so di essere in una situazione in cui sia parlare che tacere possono portare a conseguenze gravissime.
Spero solamente, se esiste una giustizia superiore, che questo mio scritto non cada nelle mani sbagliate.

12 commenti:

  1. Della notizia originaria la cosa che mi intrigava di più era la figura dell' "Indiana Jones dei poveri" ricco e sempre in giro per il mondo, e sono stato piuttosto fortunato nell'aver avuto la possibilità di scriverne liberamente dopo tanti capitoli.
    La destinazione egizia, per me, era scontata, e quale migliore avventuriero se non il Belzoni? :)

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  2. Spettacolare. Cominciamo a far quadrare i pezzi, con le cattive se necessario.

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  3. Fantastico. Il tentativo di riportare in vita la moglie perduta ha illustri precedenti e regala a tutta la vicenda un sentore d'antan.Tra l'Egitto e la Libia...

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  4. Bel pezzo sì. :) Concordo con Angelo, ora ci sarà l'arduo compito di iniziare la discesa verso il finale. l

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  5. Ottimo intermezzo con spiegone: adoro quando si mettono assieme i pezzi sparsi sul tavolo.


    Barney

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  6. Grazie a tutti, lieto che vi sia piaciuto! :-)

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  7. Leggo oggi tutti i capitoli in un fiato, quindi commento sotto questo e a partire da questo, che mi è piaciuto moltissimo a dir la verità!
    Sono al lavoro da sola, la torrida giornata estiva ha condito con il giusto silenzio opprimente la lettura e devo dire che finchè il nostro simpatico amico non si è alzato con i suoi 17 sguardi mi ha davvero inquietata! Da lì in poi ho pensato: ecco, arriva l'azione, è tutta discesa... e invece no! Questi nuovi capitoli riportano la giusta dose di ansia nell'aria :)

    Aspetto il prossimo capitolo, buon lavoro a tutti!

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  8. PS: vedo ora che c'è anche il capitolo 19, solo che ancora non è indicizzato, vado a leggere! Già che ci sono vi segnalo che il capitolo 13 non è in elenco, io l'ho letto grazie ai Feed che nel frattempo ho impostato...

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  9. Io adoro il sapore d'Egitto maledetto...
    Bel capitolo, si legge tutto d'un fiato!

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