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venerdì 28 ottobre 2011

Capitolo 1 - Visitatori Occasionali + (Angelo Benuzzi)

“Come sarebbe a dire, non hai mai visto i Goonies?”
Margherita fece spallucce. “Io da ragazzina avevo altro da fare,” disse.Bruno rimase a guardarla, in cerca di una risposta.
Anche adesso Margherita aveva l'aria di una che aveva altro da fare – dalle Reebook immacolate al crop-top di una misura troppo stretto, passando per i pantaloni combat e l'ombelico esposto, la biondina dall'espressione annoiata aveva tutta l'aria di essere capitata lì per caso.
Bruno scosse il capo, e tornò a controllare per la terza volta di avere tutto.
Cellulare.
Macchina fotografica.
Torcia elettrica con lampada allo xenon.
Set di grimaldelli.
Kit di pronto soccorso.
Gessi colorati, confezione da sei.
Notes e matita.
“La bat-cintura è in ordine?” gli chiese Andrea, ridendo.
Da sempre, Andrea usava uno zainetto Decathlon da cinque euro per portare la sua attrezzatura, mentre Bruno preferiva viaggiare leggero, e portava il minimo indispensabile in un marsupio che non mancava mai di destare l'ilarità del suo compagno d'avventure.
Che stasera, tuttavia, aveva altro a cui pensare.
“Pronta alla grande avventura, piccola?”
Margherita sfoggiò un sorriso finto, e si strusciò addosso ad Andrea.
Bruno trattenne un grugnito, e prese le chiavi della macchina, facendole tintinnare.
Era una regola non scritta – non ti porti la ragazza quando vai per edifici abbandonati.
Lo aveva detto anche Ninjalicious – la figa abbassa il livello di attenzione.
Ma non c'era stato modo di dissuadere Andrea – voleva che la sua ragazza condividesse quell'esperienza, così come aveva condiviso le vacanze e gli esami universitari.
Chissà, forse sperava che il mix di adrenalina e oscurità dell'esplorazione urbana le cancellasse quell'espressione eternamente annoiata dalla faccia.
Bruno comunque aveva dei pessimi presentimenti.
“Siete sicuri che non avremo dei guai?” chiese la bionda.
Andrea le diede una pacca sul sedere.
“Villa Gatto-Borghi è abbandonata da anni,” le disse. “Ormai non ci vanno neanche più i writer o i drogati. Non vedo che guai potremmo avere.”

C'era un'auto dei carabinieri ferma fuori Villa Gatto-Borghi.
Gaetano pestò sul freno, frullando il contenuto della Panda.
“Ehi!”
Rosa si piegò in avanti, per raccogliere il blocco e la penna che le erano cascati fra i piedi.
“A ore dieci,” disse lui.
“Eh?”
Rosa si tirò su e guardò attraverso il parabrezza, oltre l'incrocio deserto.
“Sei fortunato che non avevamo nessuno dietro...,” cominciò, ma lui tagliò corto.
“Ore dieci,” ripeté, accennando col capo.
Davanti a loro a sinistra.
“Una macchina dei carabinieri,” disse lei.
Lui annuì, riavviando la Panda e dando di sterzo come un forsennato.
“Cosa diavolo..?!” fece lei, dando una spallata alla portiera.
“Andiamo a fornire appoggio ai colleghi,” disse lui.
Lei lo guardò a bocca aperta.
“I colleghi? Quelli son carabinieri...”
La panda urtò il marciapiede basso e si fermò, storta.
Gaetano aprì la portiera e sganciò la cintura di sicurezza, continuando a fissare la sagoma nera della villa, illuminata dai lampeggiatori della macchina nera.
Poi scese lentamente, e sfoderò la scacciacani d'ordinanza.
“Io vado avanti,” le disse. “Tu coprimi...”
Con un sospiro, Rosa scese a sua volta, gettò un'occhiata all'auto dei carabinieri, e seguì Gaetano che avanzava lungo il vialetto malandato della Villa, muovendosi come un tarantolato.
A metà percorso, lui si fermo, si accoccolò ai piedi di un angelone di gesso annerito dall'aria inquinata e si voltò a guardarla, ferma in mezzo al cancello, le mani sui fianchi e l'aria rassegnata.
Le fece dei gesti che lei non riuscì a capire.
Quando finalmente lo raggiunse, “Non ti hanno insegnato ad avanzare sbalzando?” le chiese, in tono stizzito, per poi riprendere l'avanzata verso la porta d'ingresso del villone.
Lei lo guardò barcollare e ondeggiare fino sulla soglia.
Si scostò una ciocca di capelli dalla fronte.
Sei settimane nella Polizia Comunale, e già le toccava dividere i turni di pattuglia con Jonny Bravo.
Provò una fitta di nostalgia per il lavoro al call center.

“Ma cos'è 'sta puzza?”
Il vice-brigadiere Santini era stato in parecchi posti schifosi nella sua carriera, ma non ricordava di aver mai sentito un puzzo come quello che allignava nell'ingresso di villa Gatto-Borghi.
“Sarà un gatto morto,” suggerì il carabiniere scelto Oberwalder.
Il sole basso filtrava attraverso le tavole inchiodate alle finestre del pian terreno, fasci di luce in cui fluttuavano milioni di granelli di polvere e che illuminavano in maniera crepuscolare l'ingresso vuoto e malandato.
“Un gatto della malora,” disse Santini, “da quanto tanfa, doveva pesare trenta chili.”
Con la mano guantata, tentò senza convinzione un interruttore della luce.
Uno schiocco ed una cascata di scintille gli fecero ritirare la mano di scatto.
“Brigadiere...!”
“Niente, niente,” fece Santini, allontanandosi dalla parete scrostata.
Un refolo di fumo nero si sollevava dall'interruttore annerito.
“Certo che tocca essere ben stronzi, eh, a lasciare la corrente attaccata in una casa vuota da anni.”
Oberwalder si affacciò a un corridoio.
“Eppure è da qui che hanno telefonato,” disse.
Santini si avvicinò allo scalone liberty che portava al piano superiore.
“Sarà,” disse, incerto.
Al brigadiere si erano drizzati i peli della nuca quando la centrale li aveva mandati a investigare su quelle chiamate mute. I tanti anni di servizio nell’Arma gli avevano fatto sviluppare un sesto, un settimo e anche un ottavo senso per distinguere le rogne a distanza. Oberwalder era ancora troppo giovane per poter capire cose del genere, troppo verde e fiducioso che tutto potesse essere definito nei contorni del codice penale o del regolamento dei Carabinieri.
Telefonate da una villa abbandonata. Una cosa assurda. Le sirene d’allarme dei sensi supplementari di Santini stavano facendo il concerto di Capodanno tutte assieme.
Strisce nere di muffa davano alla carta da parati un aspetto zebrato.
Che situazione del cazzo.
Che modo del cazzo di chiudere la giornata prima di andare a cena.
“Avanti, diamo un'occhiata e vediamo se c'è qualcuno in questo posto,” disse.

In quel momento, attraverso la porta spalancata, entrò rotolando un giovanotto nerboruto con l'uniforme da vigile urbano e i capelli tagliati cortissimi.
Rotolò, si rimise in piedi e spianò una pistoletta ridicola in faccia a Santini.
Oberwalder fece correre la mano alla cintura, ma un gesto di Santini lo fermò.
Dalla porta d'ingresso fece qualche passo incerto una vigilessa coi capelli rossi, che poi si fermò, interdetta.
Nel silenzio assoluto, dalle viscere della casa si levò un cigolio basso ed orribile, che per lunghi secondi parve far vibrare il pavimento.
Poi, il silenzio.
“Gaetano,” disse la rossa, con voce stanca, “ma che cazzo stai facendo?”

Quando il cigolio finalmente tacque, Margherita si rese conto di avere le dita strette attorno al braccio di Andrea, strette tanto forte che le doleva la mano.
“Cosa è stato?” chiese, con un filo di voce.
“Non lo so,” rispose lui. “Forse le tubature dell'acqua.”
“Zitti,” disse Bruno.
Inclinò il capo da una parte. “Credo ci sia qualcuno al piano di sopra.”
Proprio quello di cui avevano bisogno.Cap. 1 Visitatori occasionali
“Come sarebbe a dire, non hai mai visto i Goonies?”
Margherita fece spallucce. “Io da ragazzina avevo altro da fare,” disse.Bruno rimase a guardarla, in cerca di una risposta.
Anche adesso Margherita aveva l'aria di una che aveva altro da fare – dalle Reebook immacolate al crop-top di una misura troppo stretto, passando per i pantaloni combat e l'ombelico esposto, la biondina dall'espressione annoiata aveva tutta l'aria di essere capitata lì per caso.
Bruno scosse il capo, e tornò a controllare per la terza volta di avere tutto.
Cellulare.
Macchina fotografica.
Torcia elettrica con lampada allo xenon.
Set di grimaldelli.
Kit di pronto soccorso.
Gessi colorati, confezione da sei.
Notes e matita.
“La bat-cintura è in ordine?” gli chiese Andrea, ridendo.
Da sempre, Andrea usava uno zainetto Decathlon da cinque euro per portare la sua attrezzatura, mentre Bruno preferiva viaggiare leggero, e portava il minimo indispensabile in un marsupio che non mancava mai di destare l'ilarità del suo compagno d'avventure.
Che stasera, tuttavia, aveva altro a cui pensare.
“Pronta alla grande avventura, piccola?”
Margherita sfoggiò un sorriso finto, e si strusciò addosso ad Andrea.
Bruno trattenne un grugnito, e prese le chiavi della macchina, facendole tintinnare.
Era una regola non scritta – non ti porti la ragazza quando vai per edifici abbandonati.
Lo aveva detto anche Ninjalicious – la figa abbassa il livello di attenzione.
Ma non c'era stato modo di dissuadere Andrea – voleva che la sua ragazza condividesse quell'esperienza, così come aveva condiviso le vacanze e gli esami universitari.
Chissà, forse sperava che il mix di adrenalina e oscurità dell'esplorazione urbana le cancellasse quell'espressione eternamente annoiata dalla faccia.
Bruno comunque aveva dei pessimi presentimenti.
“Siete sicuri che non avremo dei guai?” chiese la bionda.
Andrea le diede una pacca sul sedere.
“Villa Gatto-Borghi è abbandonata da anni,” le disse. “Ormai non ci vanno neanche più i writer o i drogati. Non vedo che guai potremmo avere.”

C'era un'auto dei carabinieri ferma fuori Villa Gatto-Borghi.
Gaetano pestò sul freno, frullando il contenuto della Panda.
“Ehi!”
Rosa si piegò in avanti, per raccogliere il blocco e la penna che le erano cascati fra i piedi.
“A ore dieci,” disse lui.
“Eh?”
Rosa si tirò su e guardò attraverso il parabrezza, oltre l'incrocio deserto.
“Sei fortunato che non avevamo nessuno dietro...,” cominciò, ma lui tagliò corto.
“Ore dieci,” ripeté, accennando col capo.
Davanti a loro a sinistra.
“Una macchina dei carabinieri,” disse lei.
Lui annuì, riavviando la Panda e dando di sterzo come un forsennato.
“Cosa diavolo..?!” fece lei, dando una spallata alla portiera.
“Andiamo a fornire appoggio ai colleghi,” disse lui.
Lei lo guardò a bocca aperta.
“I colleghi? Quelli son carabinieri...”
La panda urtò il marciapiede basso e si fermò, storta.
Gaetano aprì la portiera e sganciò la cintura di sicurezza, continuando a fissare la sagoma nera della villa, illuminata dai lampeggiatori della macchina nera.
Poi scese lentamente, e sfoderò la scacciacani d'ordinanza.
“Io vado avanti,” le disse. “Tu coprimi...”
Con un sospiro, Rosa scese a sua volta, gettò un'occhiata all'auto dei carabinieri, e seguì Gaetano che avanzava lungo il vialetto malandato della Villa, muovendosi come un tarantolato.
A metà percorso, lui si fermo, si accoccolò ai piedi di un angelone di gesso annerito dall'aria inquinata e si voltò a guardarla, ferma in mezzo al cancello, le mani sui fianchi e l'aria rassegnata.
Le fece dei gesti che lei non riuscì a capire.
Quando finalmente lo raggiunse, “Non ti hanno insegnato ad avanzare sbalzando?” le chiese, in tono stizzito, per poi riprendere l'avanzata verso la porta d'ingresso del villone.
Lei lo guardò barcollare e ondeggiare fino sulla soglia.
Si scostò una ciocca di capelli dalla fronte.
Sei settimane nella Polizia Comunale, e già le toccava dividere i turni di pattuglia con Jonny Bravo.
Provò una fitta di nostalgia per il lavoro al call center.

“Ma cos'è 'sta puzza?”
Il vice-brigadiere Santini era stato in parecchi posti schifosi nella sua carriera, ma non ricordava di aver mai sentito un puzzo come quello che allignava nell'ingresso di villa Gatto-Borghi.
“Sarà un gatto morto,” suggerì il carabiniere scelto Oberwalder.
Il sole basso filtrava attraverso le tavole inchiodate alle finestre del pian terreno, fasci di luce in cui fluttuavano milioni di granelli di polvere e che illuminavano in maniera crepuscolare l'ingresso vuoto e malandato.
“Un gatto della malora,” disse Santini, “da quanto tanfa, doveva pesare trenta chili.”
Con la mano guantata, tentò senza convinzione un interruttore della luce.
Uno schiocco ed una cascata di scintille gli fecero ritirare la mano di scatto.
“Brigadiere...!”
“Niente, niente,” fece Santini, allontanandosi dalla parete scrostata.
Un refolo di fumo nero si sollevava dall'interruttore annerito.
“Certo che tocca essere ben stronzi, eh, a lasciare la corrente attaccata in una casa vuota da anni.”
Oberwalder si affacciò a un corridoio.
“Eppure è da qui che hanno telefonato,” disse.
Santini si avvicinò allo scalone liberty che portava al piano superiore.
“Sarà,” disse, incerto.
Al brigadiere si erano drizzati i peli della nuca quando la centrale li aveva mandati a investigare su quelle chiamate mute. I tanti anni di servizio nell’Arma gli avevano fatto sviluppare un sesto, un settimo e anche un ottavo senso per distinguere le rogne a distanza. Oberwalder era ancora troppo giovane per poter capire cose del genere, troppo verde e fiducioso che tutto potesse essere definito nei contorni del codice penale o del regolamento dei Carabinieri.
Telefonate da una villa abbandonata. Una cosa assurda. Le sirene d’allarme dei sensi supplementari di Santini stavano facendo il concerto di Capodanno tutte assieme.
Strisce nere di muffa davano alla carta da parati un aspetto zebrato.
Che situazione del cazzo.
Che modo del cazzo di chiudere la giornata prima di andare a cena.
“Avanti, diamo un'occhiata e vediamo se c'è qualcuno in questo posto,” disse.

In quel momento, attraverso la porta spalancata, entrò rotolando un giovanotto nerboruto con l'uniforme da vigile urbano e i capelli tagliati cortissimi.
Rotolò, si rimise in piedi e spianò una pistoletta ridicola in faccia a Santini.
Oberwalder fece correre la mano alla cintura, ma un gesto di Santini lo fermò.
Dalla porta d'ingresso fece qualche passo incerto una vigilessa coi capelli rossi, che poi si fermò, interdetta.
Nel silenzio assoluto, dalle viscere della casa si levò un cigolio basso ed orribile, che per lunghi secondi parve far vibrare il pavimento.
Poi, il silenzio.
“Gaetano,” disse la rossa, con voce stanca, “ma che cazzo stai facendo?”

Quando il cigolio finalmente tacque, Margherita si rese conto di avere le dita strette attorno al braccio di Andrea, strette tanto forte che le doleva la mano.
“Cosa è stato?” chiese, con un filo di voce.
“Non lo so,” rispose lui. “Forse le tubature dell'acqua.”
“Zitti,” disse Bruno.
Inclinò il capo da una parte. “Credo ci sia qualcuno al piano di sopra.”
Proprio quello di cui avevano bisogno.

2 commenti:

  1. Mi sono un attimo perso, c'è due volte il capitolo uno incollato o sbaglio?

    PS: A novembre arrivo anche io con il primo e il secondo secret level. :)

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  2. Effettivamente è così. E' una cosa voluta?

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