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mercoledì 8 giugno 2011

Capitolo 4 - La ruggine non dorme mai

Fuori
Le foto di vent'anni prima avevano di nuovo trascinato Eva nell'incubo che pensava di avere rimosso per sempre. Dal mazzo di polaroid sbiadite dal tempo era balzata fuori anche l'ultima della serie: quella di lei nuda, con lo sguardo da pazza che abbracciava se stessa, le mani arrossate da strie di sangue rappreso. Quello che si vedeva, nella foto, era solo parte di ciò che era successo anni fa. E non era nemmeno la parte più orrenda. Ora la teneva in mano, quella foto, stringendola spasmodicamente mentre cercava di richiamare Stefano. L'orrore del ricordo riacceso dalle istantanee e il terrore provocato dalla visita di quello che una volta era stato Claudio erano niente in confronto all'istinto materno che le ululava nella testa che suo figlio era in gravissimo pericolo.

Eva riuscì a premere il tasto di chiamata e il cellulare, docile, ricompose l'ultimo numero. Uno squillo, due... L'ansia le attanagliò così forte lo stomaco che la polaroid fu ridotta ad una informe palla di cartoncino.
Poi Stefano rispose: "Si, Eva. Dimmi".
Le sembrò di sentire in sottofondo altre persone parlottare. Un bene, probabilmente. Almeno, così sperava.
Eva raccontò in due parole la visita di Claudio o di ciò che una volta era stato Claudio. E Stefano riappese stizzito, dopo averle assicurato che avrebbe ritrovato Bruno e glielo avrebbe riportato sano e salvo.

La donna si fermò a riflettere, per la prima volta in quella serata. Stava affidando tutte le sue speranze di rivedere Bruno a un ubriacone in preda al panico e alla rabbia, che adesso si trovava in quella villa... E di suo figlio non aveva notizie oramai da ore: il suo cellulare rispondeva sempre "il cliente é al momento irraggiungibile. Si prega di riprovare più tardi"...
No: Eva non poteva stare lì ad aspettare che succedesse qualcosa, né poteva fidarsi di Stefano. Non dopo che non s'era fidata di lui per diciotto anni filati.
 
Era già vestita prima ancora di aver deciso coscientemente di andare anche lei laggiù; prese la borsa e le chiavi della Vespa, poi si fiondò fuori dalla porta a tutta velocità, con la spiacevole sensazione che sarebbe comunque arrivata tardi. Di lei, sulle scale, rimase solo la scia olfattiva di profumo da due soldi misto a tracce di sudore gelato. E un fugace brillio di bracciali di bigiotteria etnica nella vetrata del secondo piano.

Dentro
Se un medico avesse visitato Oberwalder, avrebbe sentenziato che il povero appuntato non era ancora "tecnicamente morto", sebbene il suo stato fosse dannatamente vicino al trapasso. Una diagnosi supportata dal polso debolissimo, dalla quasi totale assenza di respirazione, dal carnato pallido e freddo... ma soprattutto dal fatto che le mucose di occhi, naso e bocca erano completamente invase da soffice muffa nera. Ogni nistagmo, ogni debole respiro di Oberwalder muoveva le spore come spighe di un campo di grano in agosto. L'effetto era rafforzato dai numerosi agglomerati di capillari esplosi, che punteggiavano le inquietanti messi come immobili papaveri fuori stagione, insensibili alla perturbazione causata dai residui micromovimenti del moribondo.
Accanto al viso del carabiniere si muoveva quella che sembrava una punta opaca, pulita ed acuminata, sospesa a pochi centimetri dalla pelle pallida. L'altra estremità si perdeva -una trentina di centimetri piu' in su- in un informe fagotto nero e peloso. Ancora piu' su, il nulla.  

Fuori
L'arrivo di Eva a villa Gatto-Borghi passò del tutto inosservato ai pochi esseri viventi del luogo. La donna vide la carcassa del cane morto -e per poco non vomitò a quella vista e soprattutto all'odore che ne emanava, penetrante come un trapano su per le narici, fino a raggiungere il cervello e lì deflagrare come una bomba a frammentazione-, e fu sorpresa dal numero di automobili parcheggiate di fronte all'ingresso. La vista di tanti mezzi, tra cui uno con lampeggianti accesi sul tetto, la rinfrancò per un attimo, poi in lei ebbe la meglio l'inquietudine che l'aveva accompagnata sin da casa.
Non si sentiva alcun rumore, e alla luce del crepuscolo inoltrato la villa marcescente risaltava come un bubbone sifilitico sul volto d'una vecchia puttana. Eva si fece coraggio e accese la Mag-lite che teneva sempre in borsa. Il fascio saettò su cumuli di rifiuti e vetri rotti, ottenendo in risposta un singolo bagliore riflesso quando la luce lambì la porta della cantina.

Nello stesso istante la donna avvertì un movimento alle sue spalle.

"C'è qualcuno?" sussurrò Eva mentre si girava -ogni singolo pelo del suo corpo drizzato in una epilettica pantomima di pelle d'oca- con la Mag-lite in pugno.
Le rispose, in un osceno gorgoglio, il ghigno biancheggiante della carcassa canina adesso incredibilmente in piedi, che caracollava rapido verso di lei incurante della propria condizione di cadavere.
Eva fu talmente stupita dalla visione della bestia che dimenticò persino di urlare quando le zanne del cane le squarciarono l'addome. L'animale lasciò Eva sanguinante a terra e saltò, abbaiando innaturalmente, attraverso la finestra della sala da pranzo. Alla fine, era riuscito a tornare in casa.

Dentro
Oberwalder se ne stava lentamente andando. La sua residua capacità percettiva fu però stimolata dal filo di luce che filtrava tra le tavole di legno inchiodate sulla porta esterna. Il cervello del carabiniere registrò lo stimolo luminoso e inviò segnali di attivazione a tutti i sistemi motori, consapevole dell'unicità e irripetibilità dell'occasione.
Come tangibile risultato dello sforzo titanico il quasi morto Oberwalder riuscì ad emettere un lamento, impercettibile da orecchie umane ma abbastanza forte da strappare da naso e bocca ampi sbuffi di spore malate.
Le spore nere nevicarono placide sul moncone di braccio sinistro del vigile urbano Paglianti Rosa, svenuta in un lago di sangue a pochi metri dall'appuntato, e lì attecchirono subito, popolando i brandelli di carne di giovani ciuffi di muffa ed arrestando quello che sembrava un dissanguamento imminente ed ineluttabile. Pochi minuti, e laddove prima c'era il ricordo di una mano si muoveva una foresta scura fatta di filamenti sottili che oscillavano pacifici al ritmo dei flebili battiti del cuore di Rosa.

La cosa a punta si diresse aoolra decisa alla fronte del carabiniere e penetrò pelle ed ossa senza alcuno sforzo apparente. Oberwalder ebbe un rapido e involontario sussulto, poi parve raggrinzire e corrodersi dall'esterno come un tubo di ferro mangiato dalla ruggine, senza che un solo lamento uscisse dalla bocca avvizzita. La divisa d'ordinanza rimase intatta, a mano a mano sempre meno tesa su muscoli e ossa che si stavano letteralmente consumando.
Ci fu un attimo, poco prima che il fenomeno avesse termine, in cui ciò che rimaneva del corpo dell'appuntato fu come percorso da un fuoco fatuo.

Poi, pietosamente, tutto cessò.

19 commenti:

  1. Accidenti che strage!
    Obersalder morto; Rosa contagiata; Eva ferita gravemente. Il bodycount comincia.
    Chi si salverà? Chi vedrà sorgere la nuova alba?
    Buon lavoro Barney. ;)
    Bel capitolo. :)

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  2. Iniziavo a preoccuparmi per i troppi personaggi.

    Menomale che qualcuno ha fatto una sfoltita!

    Bel lavoro Barney... e l'idea del fungo è ben gestita ^___^

    Shaggley, dinosauro con le forbici

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  3. Ottimo e abbondante.
    E con questo, scivoliamo lentamente nel territorio caro a Brian Lumley.
    Grazie Barney - eccellente contributo.
    Ora la palla passa a Cily, se non sbaglio...

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  4. Fuori quello su cui avevo puntato tutto, acc malediz. Ma fuori in un modo spettacolare. Gran lavoro, piaciuto

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  5. Si si ora tocca a me.
    Che brivido questo pezzo! :)
    Per fortuna posso sviluppare le idee che avevo, meno male che ancora non è morto nessuno di "quelli che contano" :)

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  6. Accidenti…

    ebbravo pure Barney!

    (se per il futuro penso a una Ripley ruspante vado troppo fuori strada? Ma poi, come fare, che ci son già tutte le donzelle malandate? No, la Marghe non conta! :-))

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  7. ... peccato per Oberwalder. Ma non è detto, esistono anche gli zombie. I revenants, i miracoli e i gesucristo.
    Ottimamente giocata, comunque. I miei complimenti più sinceri.

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  8. Però è vero, diavolo - com'è che si stanno occoppando tutte le donne?

    Tra l'altro - con la sola eccezione di un articolo che mi è sfuggito per la fretta - io Oberwalder l'avevo immaginata che si chiamava Viola...
    Bah, RIP, carabiniere Oberwalder, qualunque fosse il tuo orientamento sessuale.

    Però occhio, Iguana - che Margherita potrebbe avere delle doti nascoste...

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  9. Appunto: portarsi un lanciafiamme. In alternativa il pezzo più grosso dall'armeria. E la maschera antigas.

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  10. Angelo, tu non crederesti a ciò che si portavano in borsa certe donne che ho conosciuto ai tempi dell'università... :-D

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  11. A mia discolpa posso dire che non avevo intenzione di spargere troppo sangue, ma poi mi son fatto prendere la mano dalla storia.
    In ogni caso, dal mio punto di vista di morti "quasi sicuri" ce n'e' uno solo ;->

    Barney

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  12. Come si suol dire, Sicuro è morto.
    (scusate, non ho saputo resistere)

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  13. Quasi sicuri, per l'appunto.
    Io credo che Eva e Rosa ci sorprenderanno.

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  14. @Davide.
    Cioè, fammi capire:tu avevi immaginato Oberwalder come donna, e solo adesso lo tiri fuori?
    Cioè, no dico io, Oberwalder donna. E te lo sei dimenticato.:(
    Mi hai scombinato tutti i progetti....
    Nghe nghe.

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  15. Come sai, non do spiegazioni delle mie scelte di scrittura.
    Ma sarbbe stato divertente lasciare Oberwalder grammaticalmente indefinit* e vedere cosa ne sarebbe venuto fuori.

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  16. Mi è venuta la pelle d'oca, Barney.
    Attendevo questo capitolo con ansia, e che capitolo!
    Bello, bello, bello!
    Questa storia prende una piega che mi piace, ancora, ancora!!!!!

    Oberwalder donna???? Naaaaaaaaaa
    Magari in una post-vita!
    Sono sempre più contenta di aver scritto assieme a voi!

    Barbey, chapeau!

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  17. Davvero cruento e adesso ci stiamo dirigendo dalle parti di Splinter sembra... moooolto bene!

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  18. @Lady Simmons: devo confessare che ho scritto quasi tutto PRIMA di leggere quello che hai scritto tu :-)
    Poi ho pero' passato tre giorni a far quadrare i conti. E s'e' trattato di piccoli particolari, perche' il plot complessivo si e' mantenuto (beh, pero' ho barato: con le side stories si va abbastanza sul sicuro, a patto che i personaggi che hai scelto NON muoiano prima). Comunque mi sono divertito.
    Su Oberwalder, la sua mascolinita' e il perche' l'ho fatto fuori potrei scrivere un altro paio di capitoli...

    Barney

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  19. wow! mi ero presa indietro ed è un vero peccato! Bravo Barney!

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